VECCHIE CARPE D'AUTUNNO di Luciano Edili


Quando il sole accecante non aggredisce più i boschi e le valli ma accarezza e riscalda tiepido le fronde giallastre,quando si fa sentire timido il primo canto breve del tordo,di solito ho già riposto da qualche mese le canne da pesca e me ne vado vagabondando pei boschi con il fucile in spalla ed il cane che allegro avanti a me,quasi trotterellando,fa cantare lo spesso tappeto di foglie che a terra risplendono di tenui colori.Soltanto di rado in questa stagione mi viene la voglia di andare a pesca ma quando mi succede è una voglia che mi assale prepotente e imperiosa e a nulla valgono le scuse che trovo a me stesso,come: ma no..orami è già tardi…e poi ho già riposto le canne! Ma poi,quasi fosse un rito,riapro l’armadio degli attrezzi da pesca ed improvvisamente,respirando profondo,mi tornano subito alla mente,nitide e chiare,le immagini delle mie scorribande sui fiumi e sui laghi e i ricordi di prede scintillanti che tanta emozione mi hanno regalato.Allora, travolto da una strana febbre,scelgo la canna adatta,il mulinello giusto,il retino più grande,metto pipa e tabacco nel giubbotto e vado per carpe.Si signori,avete ben capito,per carpe! Le ultime grosse carpe della stagione,quelle che tra breve si copriranno di melma e liquami in attesa della prossima nuova Estate.Ed eccomi sul luogo scelto con cura.Ho quasi volato in macchina per arrivarci,per strappare qualche minuto in più a questi pomeriggi tanto brevi.Tutto è cambiato da questa estate.Lo stagno sembra dormire lambito appena da foglie di vecchi salici ancora appese ai rami ricurvi.Anche il canto delle rane è più calmo,pacato,quasi in rispetto al grande silenzio che tutto avvolge.Finalmente ci sono!Con gesti rapidi e precisi,usando mille precauzioni per evitare anche il più piccolo rumore,monto la canna bolognese,quella di cinque metri,rigida ma non troppo e nervosa quanto basta,poi innesto il robusto mulinello svedese,scelgo la bobina già piena di nylon dello 0,20 resistente quanto occorre per il diverso di giostrare il pesce,se è grosso,senza doverlo salpare con forza.Poi è la volta della pasta,profumata da strani aromi,che innesco all’amo.Getto la lenza in acqua,ecco..proprio li dove volevo,vicino al quel grosso tronco semi sommerso.con il sughero che stona sull’acqua con il suo accecante colore rosso e poi due,tre brevi lanci di pasta arrotondata con le mani che rimangono profumate e appiccicose,poi mi siedo,accendo la pipa,aspiro profondamente il fumo e sono pronto a sfidare la misteriosa, corpulenta,affascinante signora carpa.Mentre con lo sguardo fisso il galleggiante e riattizzo la pipa pian piano scende in me una dolcissima calma.Il respiro si fa regolare e pian piano la tensione accumulata grazie a molte intense ore di lavoro in ufficio fra corrispondenza, fatture e telefonate,si allenta,poi scompare ed i pensieri passano lucidi chiari e logici come non mai nella mia mente.E ripenso alle cose più strane che credevo ormai dimenticate: sprazzi di ricordi di quando ero bambino,vecchi amori ormai lontani,volti e corpi di donne amate solo una notte,voci di amici non più incontrati da anni,mia figlia quand’era piccolina,la mia vecchia casa,alle cose di sempre….e poi d’improvviso,come per riportarmi brutalmente alla realtà,il sughero dal quale non ho mai distolto lo sguardo,sussulta una.due,tre volte,poi cammina sull’acqua come per magia ed infine sprofondo fino a scomparire alla mia vista.Le mie mani ubbidendo ad un riflesso incondizionato sono già da tempo strette intorno alla canna.Mi alzo lentamente e contemporaneamente tiro con la forza che basta.Come prima cosa sento l’impatto dell’amo col pesce,sembra quasi che in fondo alla lenza ci sia qualcosa di irremovibile,poi la reazione lenta e poderosa.E’ una carpa,una grossa carpa,una delle vecchie che in quello stagno hanno visto il passaggio di tante stagioni.Il cuore adesso mi batte forte in gola,i miei muscoli sono tesi,la mia concentrazione al massimo,il mio pensiero adesso: uno solo! Non perdere assolutamente quel pesce,La carpa si muove lenta e potente in una precisa direzione.La frizione del mulinello canta,quasi ad accompagnare quel deciso cammino.No,non devo farla andare in direzione dei rami sommersi che appena si vedono sotto il pelo dell’acqua,devo forzarla,è rischioso lo so,potrei strappare,ma non c’è alternativa ed in mente mi vengono mille dubbi e mi dico: hai visto stupido che con la tua mania di non eccedere in misura con il nylon,per poter giostrare sportivamente il pesce,adesso stai per perdere forse la carpa più grossa della tua vita! E intanto stringo la frizione e provo a far deviare il pesce che come per miracolo asseconda le mie manovre,e allora mi rincuoro e mi rimetto gli onori.E via così fra paure,timori…e diciamolo pure,compiacimento di me stesso in brevi attimi di megalomania.Vado avanti per mezzora,fino a che la bestia si fa vedere a fior d’acqua in tutta la sua maestosità.Cristo ! sarà sui cinque chili.Allora mi impongo la calma,sarebbe un peccato perderla adesso.Prendo pian piano la ripaiola,la metto in acqua e dopo due o tre tentativi fallimentari che mi fanno rischiare l’infarto,la carpa,questa grossa carpa è finalmente gradinata.Con il sudore,che nonostante la temperatura non proprio estiva,mi imperla la fronte poso la canna e prendo la carpa.Adesso è adagiata sull’erba fra la rete del guadino,le metto due dita sotto le grossissime branchie,la sollevo,la guardo,è enorme! E’ senz’altro più di cinque chili.La infilo a fatica nel grosso retino e solo allora mi accorgo che ho quasi spezzato il cannuccio della pipa che ho stretto tra i denti,che il sole sta morendo lontano dietro gli abeti e che un brivido freddo lungo la schiena mi annuncia che tra poco sarà buio e che è già fresco,Veloce smonto la canna,mi infilo il maglione di lana e mi avvio lungo il sentiero nel bosco che già assume tinte scure,verso la strada dove ho lasciato la macchina.Metto in moto,mi accendo una sigaretta e parto in direzione di casa pensando già al tepore della cucina,alla comodità della mia poltrona.al profumo del caffè sul fuoco e pian piano,quando già si vedono le luci della città,sono di nuovo quello di prima,già più teso,meno romantico,più duro…ma con un ricordo in più: quello di un pomeriggio d’autunno vissuto solo con me stesso in mezzo alla campagna,in lotta con una meravigliosa carpa di cinque chili che forse si è fatta prendere per darmi un’emozione in più!