UN GROSSO PESCE PER GROSSI PENSIERI di Luciano Edili
Fa un freddo cane stamattina! Disse Franco, con la sua voce rauca bruciata dal fumo di mille sigarette. Chissà che darei per un caffè bollente, gli risposi.In effetti era un gelo tremendo quella mattina di Dicembre.La luce del giorno era ancora lontana.Rabbrividendo mi alzai il bavero della vecchia giacca militare,fida compagna di mille battaglie sul fiume.Eravamo davanti al portone della casa dove abitava Franco,sigaretta tra le labbra,le canne appoggiate al muro ed i saccapani per terra.Avevamo fissato la sera precedente con Gianni che alle cinque sarebbe passato a prelevarci da quel gelido marciapiede,per una giornata di pesca in Ombrone,interamente dedicata ai cavedani.Ma erano già le cinque e un quarto e quel satanasso ancora non si vedeva.Adesso gli telefono! Sbottò Franco, indicando una vicina cabina telefonica.Stavo per dirgli di aspettare solo un po’,conoscendo il caratterino della moglie del nostro amico che probabilmente a quell’ora sarebbe stato ancora peggiore, quando il rombo di un motore d’auto sportiva bloccò le parole tra le mie labbra.Un’istante dopo con uno stridìo di gomme che forse destò mezzo quartiere,Gianni abbordò l’incrocio a frenò davanti a noi,stile “fermata ai box”di una formula uno e ancora prima che Franco potesse esprimere le sue proteste,Gianni uscendo di macchina bestemmiando ci spiegò la strana storia di una sveglia che non aveva suonato chissà per quale strana causa.Ignorando la pietosa bugia salimmo in macchina o per meglio dire scivolammo dentro a mo’ di anguille in quella velocissima ma scomodissima spider,con il Franco che sul quella specie di sedile posteriore cercava tra un’imprecazione e l’altra di trovare una sistemazione per affrontare il viaggio che ci attendeva.Quindi con la radio al massimo del volume e a velocità sostenuta quanto poteva bastare per essere immediatamente arrestati da una qualsiasi pattuglia della stradale,partimmo alla volta di Buoncovento.Che ci volete fare? Così era fatto Gianni,la cosa sbagliata al momento sbagliato.Così fin da ragazzo ed anche in questa occasione non si era voluto smentire.Infatti,la sera prima,aveva detto:domani si va a pescare con il mio camper e il viaggio sarà comodissimo!E si era invece presentato con la sua spider scomodissima ma che forse lo faceva sentire più giovane.Percorsa a tempo di record la superstrada arrivammo a Siena e visto che avevamo abbondantemente recuperato il ritardo, nel primo bar aperto facemmo un’abbondante colazione e poi via di nuovo decisi a non fare più tappe fino a destinazione.Ed eccoci finalmente sul fiume,al nostro solito posto,al solito posto…il nostro posto dove spesso avevamo fatto ottime catture.L’acqua era chiara e la corrente buona.Unico inconveniente il freddo,veramente intenso mentre stava albeggiando.Dopo circa mezzora di pesca in silenzio ancora non avevamo visto una coda.Fu Gianni a rompere il silenzio incantato: vi ricordate da ragazzi quando si andava a pesca di anguille in Mugnone di notte sotto il ponte della Palancola? Lo guardammo stupiti.Infatti non era da lui parlare del passato…lui che ripeteva sempre che si sentiva più giovane adesso a trentotto anni di quando ne aveva quindici.Certo erano altri tempi…continuò,e poi dopo una breve pausa,forse in attesa di un nostro assenso continuò:meno pensieri,tanta speranza nel futuro,progetti…ambizioni.Che vuoi dire Gianni?Stupendomi nel sentire il suono della mia voce che in quel silenzio assumeva una strana tonalità.Voglio dire,rispose,che almeno io non ho realizzato nemmeno uno di quei progetti e che il futuro oramai non mi sembra più così promettente…oramai quel che è fatto e fatto.Quelle tristi parole piene di rassegnazione sapevano di disperazione dette da uno come Gianni.Lo guardai.La sua faccia era distesa ma il suo sguardo era spento e rivolto ad un punto immaginario al di là del fiume.Sai,mi disse guardandomi dritto negli occhi,con Mara non va poi tanto bene.Lei vorrebbe che io fossi un altro uomo,un uomo più tranquillo più casalingo..piu’….insomma quello che non sono stato e non sarò mai.Ma va’ disse Franco,con il suo modo caratteristico un po’ grezzo di semplificare sempre tutto,le donne sono tutte così…cosa credi che anche per me in famiglia sian tutte rose e fiori?Come se non lo avesse nemmeno udito,Gianni guardandomi continuo’:sai credo che stavolta con Mara sia veramente tutto finito.Stavo aprendo bocca per dire qualcosa che tirava in ballo la vita e le sue trappole quando Franco gridò:Ecco ci siamo l’ho bucato! Scrollandoci a fatica dalla nostra mente i pensieri di prima ,scattammo in piedi.La canna di Franco era piegata ad arco,la frizione del mulinello faceva udire il suo piacevole canto mentre il pesce prendeva lenza.Dopo un bel po’ di tempo il pesce era sulla sponda.Era un’enorme cavedano di una taglia incredibile,mai vista nella nostra vita.Gianni come tornato a nuova vita gridò: forza ragazzi che oggi è la giornata giusta.ora vi faccio vedere io come si pigliano i pesci! Adesso era un altro uomo,quello che conoscevamo da sempre,allegro,spavaldo,sicuro….ma lo conoscevamo bene veramente?Certo i suoi tristi pensieri erano ancora dentro di lui e se per un po’ si era abbandonato ad essi adesso aveva forse ritrovato la voglia di lottare,di vivere e forse anche di sperare.I giorni tristi sarebbero comunque ritornati,ma oggi no essi erano stati spazzati via da un grosso cavedano.Oggi nei nostri pensieri c’è spazio solo per i pesci